Alberto Burri: un mondo fatto di materia

 E’ possibile spiegare l’Arte Contemporanea ai bambini?  Le ospiti di questo mese sono Fabiana Giulietti ed Emanuela Pantalla, insegnanti, autrici e le responsabili didattiche di Artea, associazione che si occupa di didattica dell’arte, della cultura e del territorio dal 1997. Da oltre 15 anni progettano e gestiscono percorsi didattici su Alberto Burri e sulla didattica dell’arte contemporanea. Insieme hanno pubblicato “Burri – Un mondo fatto di materia” (Ed. Corsare, 2005), “Pintoricchio – Un mondo in miniatura” (Ed. Corsare, 2008), “Luca Signorelli – Inferno e Paradiso” (Sillabe Editore, 2012). E isieme, hanno condotto Corsi di Formazione sulla Didattica di Burri, loro illustre compaesano.
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Il 2015 è un anno importante per chi ama Burri e vuole omaggiarlo. Ricorre infatti il centenario della sua nascita. Quale occasione migliore per farci guidare dalle sue opere e dal suo “fare arte” per progettare e lavorare con i bambini?
Chi è Alberto Burri?
Alberto Burri è un artista nato a Città di Castello nel 1915 e morto a Nizza nel 1995.
L’arte di Burri è un arte innovativa e ricca di fascino. L’artista utilizza la materia come fosse un colore, dotando così i suoi quadri di qualcosa che va oltre al cromatismo scelto: gli occhi, riconoscendo i materiali utilizzati, possono “toccare” quel che vedono, e il colore si arricchisce di quelle caratteristiche proprie del materiale utilizzato. Così il colore del sacco di juta, materiale molto amato ed utilizzato dall’artista, non è semplicemente marrone, ma è un marrone dotato di consistenza, che si arricchisce della ruvidità e dell’odore tipico della iuta, della sua porosità e spesso dei suoi strappi e delle cuciture da cui quel sacco è caratterizzato.
Ma Burri non è solo l’artista dei Sacchi. La sua è un’arte materica, che ha sperimentato in diverse fasi realizzando vere e proprie serie di opere: le combustioni, le muffe, le plastiche, i ferri, i legni, i cellotex…Un viaggio meraviglioso e innovativo dentro materiali noti e meno noti, che da supporto diventano opera, colore, ingegno.
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La didattica sull’opera di Alberto Burri: troppo difficile per i bambini?
Ci “scontriamo” costantemente con adulti che difficilmente si lasciano trasportare da questo tipo di arte, considerata “difficile”, a tratti anche incomprensibile e insignificante. È il prezzo che paga un’arte meno tipica e meno conosciuta, oseremmo dire meno studiata e meno approfondita da chi si occupa di educazione e didattica.
In realtà Alberto Burri e le sue opere si prestano magnificamente ad un lavoro didattico. Le sue opere materiche sono materiale utilissimo per chi lavora nelle scuole e per chi vuole fare didattica partendo da opere d’arte e dall’immagine. Anzi, dopo oltre 15 anni di esperienza, possiamo tranquillamente dire che i bambini si approcciano all’arte di Alberto Burri e, oseremmo dire, all’arte contemporanea in generale, in maniera più spontanea e meno diffidente di come fanno gli adulti, per cui ogni intervento didattico rivolto a loro inerenti queste forme d’arte è in qualche modo semplificato e proficuo, ricco di soddisfazioni e, soprattutto, denso di significato.
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Arte materica – arte da toccare
Prima di conoscere Alberto Burri ai bambini viene presentata la materia che lui, poi, utilizzerà per fare arte. Ma non solo quella.
Quello del materiale è un filone facilmente percorribile e così variegato e poliedrico da consentire un approccio multidisciplinare tale da diventare traccia, volendo, per una programmazione complessa che va ben oltre Alberto Burri e l’arte contemporanea.
Cos’è un materiale, come è fatto, dove si trova e quali sono le sue caratteristiche, come lo si percepisce al tatto, con la vista, che suoni può produrre, come si utilizza, e così via, sono tutti aspetti utili per approfondire e conoscere, per sperimentare, per far vivere da vicino la materia e far conoscere aspetti di ciò che ci circonda tutt’altro che scontati, e parliamo di utenti di ogni fascia d’età. Iniziamo a pensare a quanti materiali ha utilizzato Burri, e immaginiamo per ciascun materiale un approfondimento specifico, poi seguito da laboratori e da percorsi creativi mirati: è facile capire perché per lavorare approfonditamente su Alberto Burri ci voglia tempo e soprattutto una programmazione strutturata. E così pensiamo ai legni, ai cretti, ai ferri, ai gobbi, alle combustioni, ai sacchi, ai cellotex…Materiale da conoscere e da toccare, e quando dopo, solo in un secondo momento, i bambini vedranno l’opera dell’artista e, pur non potendoli toccare, riconosceranno i materiali ormai a loro noti, sarà magnifico sentir loro dire: “Eih, guarda questo artista come ha utilizzato la materia!”.
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Dalla materia all’arte
Con Alberto Burri, ovviamente, la materia non è solo materia. E’ tutto ciò che la materia rappresenta, ma anche tutto ciò che noi, guardando l’opera, proviamo di fronte a quell’opera, e, soprattutto, sentiamo. L’approccio con Burri infatti è molteplice. Dopo aver conosciuto il materiale, esso diventa strumento per esprimere sensazioni ed emozioni, e, plasmandolo e modificandolo, diventa espressione artistica e strumento creativo che il bambino o ragazzo può sperimentare liberamente senza alcun condizionamento. Attenzione, ripetiamo: liberamente e senza alcun condizionamento. Ciò significa che l’approccio creativo col materiale e ogni forma laboratoriale vanno organizzati come fasi preliminari alla visita, prima di vedere l’opera di Alberto Burri. Tale aspetto è fondamentale, e consente di evitare che l’espressività dei bambini venga condizionata da ciò che già è stato fatto, e che il loro creare diventi un “copiare”, “emulare”, “rifare”.
L’arte come espressione di uno stato d’animo o di un moto creativo è il motore che muove la nostra idea di didattica, e tutto l’intervento laboratoriale serve a liberare la fantasia e a far conoscere materiali e strumenti, non ad emulare o copiare. E quando poi il bambino si troverà davanti all’opera di Burri, allora sì che resterà estasiato, e vedrà come questo grande artista ha lavorato ed espresso il proprio sentire.
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E dentro al museo?
L’amore per Burri e la nostra ricerca didattica continua sulla sua opera sono legati al fatto che viviamo e lavoriamo dove lui è nato, Città di Castello (Pg) e dove ha lui stesso allestito e lasciato due musei, Palazzo Albizzini e gli Ex Seccatoi del Tabacco.
I bambini che entrano al museo non sempre sono stati preparati precedentemente, ma nonostante ciò il museo si presta a una lettura didattica, ovviamente è in questo caso l’insegnante che li accompagna a giocare un ruolo fondamentale.
Il nostro lavoro dentro al museo è didattico e mai somiglia a una visita guidata.
“Bambini così piccoli dentro a un museo di arte contemporanea? Ma se non ci capisce niente un adulto come potrà capire un bambino?”. Bisognerebbe vedere come i bambini si relazionano con l’arte contemporanea, con quale naturalezza e purezza intellettuale vi si accostano, per capire quanto gli adulti si sbagliano. Giochi didattici e sollecitazioni specifiche caratterizzano la visita al museo. Si chiede loro di diventare protagonisti della visita, ponendo domande e facendoli interagire con gli spazi e con le opere stesse. Un museo che viene vissuto e non solo osservato, per portarsi dietro, una volta usciti, una consapevolezza nuova e, soprattutto, la certezza di aver conosciuto un grande artista.