Impressioni dal #quintoconvegno APM

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Ho lasciato decantare l’esperienza, fatta lo scorso week end, per non scrivere a caldo, per mitigare l’entusiasmo. Non perché sia negativo essere entusiasti, ma per analizzare lucidamente e in maniera ponderata tutti gli stimoli raccolti. Non ha funzionato granché: alcune cose continuano ad esaltarmi e altre a farmi rabbia. Se il tentativo di analisi distaccata non si è verificato, con ogni probabilità non era necessaria. Ma cerchiamo di dare un ordine a eventi e pensieri.
Il 26 e 27 settembre si è tenuto a Viterbo il quinto convegno Nazionale dei Piccoli Musei. Cosa è APM?E’ un’associazione Nazionale (formata da Musei con presidente Giancarlo Dall’ara e coordinatore nazionale Caterina Pisu) che lavora per chiedere attenzione culturale e normativa adeguata al tessuto dei Piccoli Musei, che in Italia rappresentano la maggioranza. Il convegno ha affrontato temi vari qui potete trovare il programma con titoli e relatori. Ho apprezzato e seguito con attenzione ogni intervento, qualcuno con impostazione molto tecnica, altri molto colloquiale. Ho imparato tante cose utili per il mio lavoro. La nuova combinazione, di teorie anche note, miste a spunti ed esperienze, hanno innescato nuove dinamiche di riflessione. Colorando di sfumature le mie idee. Nessuno può dirsi immune a questa logica. E’ come possedere una costruzione fatta di mattoncini lego, a parità di pezzi ma cambiando la disposizione si creano altre infinite possibilità.
Le suggestioni che ho raccolto
Di diversa natura e di diversa entità. Ho visto un mondo che pullula. Ho visto persone, senza distinzione anagrafica, che lavora sforzandosi di superare i limiti e le difficoltà. Che sia un museo pubblico o privato emerge che la passione è la spinta maggiore per andare avanti. Ho percepito competenza e dedizione, conoscenza del pubblico e tentativi di sperimentazione. Mi hanno colpito tutte le storie. La genialità e l’ironia del @MuseoBora a Trieste, il sapore di un emozione che resiste al tempo con Il @MuseodelPRECINEMA a Padova, le sperimentazioni metropolitane del Museo della Scuola Romana di Roma, gli slanci collettivi e l’acquario didattico del Sistema Museale di Bolsena, la centralità sociale nella progettazione didattica dei @Museicapitolini, l’entusiasmo caparbio del @MuseoDelBottone a Sant’arcangelo di Romagna!
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Le affermazioni che ho condiviso 
– La tecnologia funziona se dietro c’è una storia da raccontare. Che non sempre è necessaria, talvolta basta la suggestione di un voce. L’utilizzo del mezzo televisivo per fare didattica poco sfruttato attualmente ma con enorme potenziale.
– L’importanza di incidere e lavorare sulla comunicazione degli spessi musei (talvolta il materiale divulgativo è povero inutile) sia per attirare che per fidelizzare il pubblico.
– La necessità di usare canali strategici come social network e ricerca a riguardo per i Musei, portata avanti di Ilenia Atzory coordinatrice regionale di @PiccoliMusei2, che ha analizzato la situazione in Sardegna- e Francesca de Gottardo che ha portato l’esperienza di @svegliamuseo.
Gli ospiti internazionali
Gli apporti degli ospiti internazionali sono stati illuminanti. L’IBRAM, l’istituto ministeriale dei Musei del Brasile ha illustrato il progetto Punti di Memoria, dove, per perseguire l’obiettivo di rafforzare i legami di appartenenza di una comunità, interviene anche il ministero della Giustizia. In cui si riescono a ottenere risultati notevoli e sensibili sono coinvolgendo le comunità locali e facendoli partecipare anche alla definizione degli obiettivi. Dal Brasile ancora l’esperienza del Museo Dell’Oro. Mentre dalla Slovenia la presentazione del Museo di Ptuj, con annesse sale e progetti.
Le eccellenze
Ci sono stati 2 casi studio che sono stati apprezzati dalla platea e riconosciuti esempio ottimale di progetto, fattivo e integrato con comunità e territorio, forza culturale ed economica di un luogo. Parlo del Museo Virtuale di Narce e del Museo delle Maschere di Mamoiada. Sono due belle storie che meritano di essere raccontate. Il primo Museo si pone con connotati scientifici (per riunire virtualmente tutti i reperti degli scavi di Narce dispersi nel mondo) e civici (per ricostruire dialogo col territorio). Il secondo @MuseoMaschere in Sardegna, che grazie all’impegno di istituzioni e comunità, ha mutato la faccia del paese da simbolo di faide a simbolo di cultura e prosperità turistica ( con forte impatto economico con la costruzione di b&B, cantine, agriturismi…). Entrambi fanno della didattica, in un rapporto continuativo con le scuole e le famiglie, uno dei maggiori punti di forza.
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Le relazioni personali
I convegni non servono solo a conoscere, ma anche a scoprire città e a relazionare. Questa pratica antica di incontrarsi e scambiarsi un pezzo di tempo. Capita quando hai un luogo di incontro e qualcosa da condividere a diversi livelli, non solo quelli professionali. Succede spesso che dopo le formalità del bigliettino da visita, subentri il desiderio di personalizzare incontri e confronti. Il clima rilassato piacevole conta. Si rischia di imparare molto di più rispetto a quello che ci siamo prefissi! E’ quello che cerco di fare con i bambini quando parlo di arte. Attivare una relazione e diretta, creare un clima piacevole che ben dispone all’ascolto e incrementa l’attenzione, soddisfa le aspettative. Ed è quello che è accaduto a #Viterbo.
La nota che stona
Dopo tutte queste belle immagini e impressioni c’è una cosa che fatico a mandare giù. E’ emersa una condizione gestionale in alcuni casi immobilizzante. Senza fondi e senza risorse Musei costretti ad accogliere stagisti per rimanere aperti, per portare avanti progetti, sacrificando il proprio tempo e il proprio denaro. Il volontariato in questo settore è così diffuso che non sembra neanche più un paradosso. Tuttavia lo è! Ed è un sistema aberrante. Cosa succederebbe se cominciassimo a retribuire l’esercito silenzioso e preparato dei volontari della cultura? Ora, assumendomi il rischio di sembrare qualunquista, mi domando se è percepita la realtà dei soldi comunitari che non riusciamo a spendere, di quelli che si hanno a disposizione e vengono investiti in altro rispetto al settore, dell’importanza del messaggio di valore qualitativo (di merito) da attribuire alla cultura, che determinerebbe anche valore quantitativo (monetario). Senza voler banalizzare argomenti, che meriterebbero di essere affrontati in altri contesti e con altre figure professionali, vi regalo con un interrogativo che mi perseguita: è davvero un processo ineluttabile che non mi riguarda e su cui non posso incidere?

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Il prossimo convegno sarà nel settembre del 2015 a Massa Marittima. Stay tuned.