Bambini: gesti e contesti

SAMSUNG

L’articolo scritto d Cinzia Cacace, ogni volta che lo leggo, mi provoca suggestioni diverse. Innanzitutto è interessante ‘visualizzare’ le considerazioni di un’altra operatore su uno stesso lavoro. Si colgono le sfumature, le valenze metodologiche personali, le dimensioni empiriche e le conclusioni che ciascuno di noi trae. Conclusioni che sono sempre punti di partenza. Due concetti, lavorando con Cinzia, ho rafforzato e visto sotto una luce nuova: il dinamismo spaziale del bambino e la correlazione tra contesto e gesto creativo.
Sempre prima invitiamo i bambini a lasciare le attività manuali per quelle cerebrali. Sempre prima proponiamo un modo di lavorare statico e controllato. E questo avviene sia in ambienti convenzionali (come la scuola) che non convenzionali (come i laboratori creativi). Trovo che tante esperienze non siano allineate, né per contenuti, né per elaborazione, all’idea di sviluppo equilibrato della creatività. Dove per creatività non intendo la propensione a fare un disegno o di utilizzare delle tecniche. Non solo. Ma intendo la capacità di connettere informazioni e saperi per un uso espressivo del proprio sentire. Per tradurla in altri termini sono convinta che un bambino esprima la sua creatività non solo manifestando il talento, per esempio in pittura, ma anche rispondendo nella maniera personale ad uno stimolo esterno, per esempio superando la paura del buio ricorrendo ad un peluche. Quello che ci siamo trovate a vivere, io e Cinzia, è stata una situazione felice di sperimentazione lavorando in un ambiente familiare a tanti bambini, ma vissuto in modo informale, in maniera continuativa e libera. Detto questo ho la convinzione che non sia facile realizzare un ambiente fruttuoso e stimolante per tutti i bambini e ovunque si voglia. Esistono dei confini e delle regole precisi: alcuni possono essere superati solo con la buona volontà, per altri occorrono condizioni al contesto specifiche e spazi adatti. A 25 bambini non posso proporre una lezione dinamica se sono in un aula di 35mq. Inoltre credo che non tutti possano improvvisarsi esperti di un settore che non conoscono. Impossibile avere una scuola che possa provvedere all’educazione artistica, musicale, corporea come provvede all’educazione delle materie classiche. Concordo, è impossibile. Perché bisognerebbe avere a disposizione il triplo del tempo, competenze diversificate e strumenti particolari. Non ci sono spazi neanche fuori la scuola dove tutto questo possa avvenire, ma per altri motivi: il tempo, i costi, l’interesse. Che fare allora? Innanzitutto porsi la questione. 1- Essere consapevoli che i bambini esprimono molto meno del loro potenziale, perché non esistono contesti che li stimolino su più livelli contemporaneamente. 2- Programmare delle esperienze multiple ed interdisciplinari, contaminando settori come la danza, arti visive e musica. 3- Avviare un’inchiesta per capire le maggiori carenze in rapporto alle esigenze dei più piccoli e delineare un protocollo quantitativo e qualitativo di esperienze creative diffuse. 4- Investire sul recupero di una dimensione globale dell’educazione, attraverso il dialogo, la condivisione e la ricerca.
Chi dovrebbe occuparsi di questo? Tutti coloro che  hanno a che fare con i bambini: insegnanti, educatori, animatori, operatori, dirigenti, genitori. Lavorando nella sfera personale o di piccola comunità educatrice, perché la messa a sistema di tutto ciò è un’altra storia.