Didà Labò, educazione all’arte e con l’arte

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Rita, esperta nella Didattica museale e Raffaella, appassionata educatrice,  sono due sorelle che hanno dato vita ad un interessante progetto per bambini dedicato all’arte. Interessante per come nasce e per l’ideologia che si porta dentro. Ci siamo conosciute via web e ora le seguo con molta curiosità e profonda attenzione. Mi ha affascinato  la loro storia, il loro modo di vivere la provincia e la sensibilità nel connessioni di genere. Didà Labò, allora, come una ‘formula magica’ che unisce passione, professionalità e la voglia di confrontare due ambiti per perseguire uno stesso fine educativo. 

Didà Labò è un progetto nato tra il 2011 e il 2012 da un intreccio.A intrecciarsi a mo’ di trama e ordito del progetto due discipline, due ambiti: la storia dell’arte, in un verso, e la pedagogia nell’altro.
Io (Rita) e Raffaella amiamo chiamarlo, oggi, per esteso, “progetto di educazione all’arte e con l’arte”.
Didà Labò, nome del progetto, è la trasposizione, in chiave se vogliamo fantasiosa e “musicale”, di “laboratori di didattica dell’arte”.
Il nostro desiderio, all’epoca della scelta del nome, era quello di riuscire a fare già di quella scelta un’occasione e un “luogo” di riconoscimento, di ritrovo, di “domicilio” di una disciplina per noi fondamentale, ancor più e ancor prima della nostra trama e del nostro ordito, vale a dire la fantasia”.
La fantasia sarebbe stata il nostro telaio.
Avendo scelto inizialmente come target ideale quello costituito dal pubblico d’età compresa fra i 3 e gli 11 anni, abbiamo voluto pensare ad un nome che potesse suonare come una “formula magica”.
Più passano gli anni e più si perde dimestichezza con gli incantesimi, ma per un bambino è, in genere, più facile pensare ad una matita come ad una bacchetta magica perché il suo orecchio, per dirla alla Rodari, è ancora un po’ acerbo, fortunatamente, e può “sentire” una certa musicalità, quella familiarità con la fantasia che va esercitata, che va trattata come una materia da imparare, più che da studiare.
Didattica dell’arte e non solo, dunque, volevamo fosse la via da seguire e sviluppare. Educazione all’arte e con l’arte preferiamo dire oggi, avendo scelto di fare dell’arte la materia da cui partire e con cui progettare e condurre prima di tutto un’esperienza in senso lato.
I nostri laboratori sono nati secondo una formula nella formula, quella dell’abbinamento di testi: testi iconici, da una parte (opere d’arte tratte dal repertorio antico e contemporaneo), e verbali (filastrocche o brevi racconti tratti dalla letteratura del settore o scritte da noi).
Una parte di ogni laboratorio, dunque, prevede sempre un’attività e un esercizio di lettura, a cui il bambino, secondo l’età, è invitato e guidato secondo espedienti e con strumenti differenti.
A fissare i contenuti della lettura, e a “tirare fuori”, poi, un momento di creazione e sperimentazione di tecniche e soprattutto di materiali a tema: utilizziamo il colore e il cartone tanto quanto l’oggetto.
Il fine è la produzione di un lavoro che sia manufatto e da intendersi in primo luogo come frutto di un processo, prima che come oggetto estetico.
Ci siamo volute unire intrecciando le nostre differenti formazioni e le nostre esperienze di lavoro: una storica dell’arte, specializzata in didattica museale, può trarre grande giovamento dal confronto con un’educatrice con esperienza.
Già in contesto istituzionale l’ambito dei servizi educativi trova grande giovamento dall’incontro fra discipline sorelle, se poi si aggiunge che io e Raffaella siamo nate nella stessa famiglia si capisce come lo scambio fosse inevitabile. Comincia nella condivisione di una stanza, nel consulto in caso di dubbio, nella richiesta di un “occhio” sulle righe appena stese o sul materiale appena preparato.
Il nostro progetto è nato così, dal desiderio di progettare in modo il più possibile attento alla qualità. Desiderio che speriamo di aver sempre materializzato.
Così sono nati i nostri laboratori, che abbiamo tenuto presso biblioteche e librerie della provincia di Bergamo.
Certo, finora ho usato, nello scrivere, molte immagini, ma quando inizi un nuovo progetto il foglio è bianco ed è difficile visualizzare risultati, restituzioni, risposte di pubblico.
Non si tratta di un ambito facile, lo abbiamo sperimentato, per svariati motivi: il pubblico è ancora da educare in questo senso, specie nella provincia.
È questo il segmento di territorio cui noi ci rivolgiamo, per lo più.
La città offre da sempre più opportunità, più occasioni, più luoghi di crescita ed esperienze, ma la provincia rimane spesso ai margini di tutto questo in senso non solo territoriale e topografico.
Abbiamo però trovato, in questi primi anni di attività, bibliotecari e librai sensibili, che ci hanno aperto gli spazi delle loro biblioteche e librerie per farvi accedere i loro bambini.
Citarli, cogliendo l’occasione di questo spazio gentilmente offertoci, questo mese, da Leontina, è per noi un modo per ringraziarli di cuore non solo delle opportunità, ma dell’esempio che ci hanno dato.
Cristian, Michela e Laura sono, fra gli altri, professionisti che nelle loro biblioteche e librerie lavorano con passione e progettando opportunità e occasioni di crescita per i loro fruitori e i loro pubblici, consci che il pubblico va educato anche alla partecipazione e non sempre – lo abbiamo sperimentato accanto a grandi successi- il pubblico risponde secondo le aspettative, in questi termini .
Un luogo per noi, ad oggi, difficilmente accessibile, è la scuola: è noto come si siano drasticamente ridotte le possibilità in termini economici, per le scuole, di aprirsi ad esterni e, fra tutti, considerate le molte esigenze, l’intervento di un esperto d’arte è considerato, in genere, meno prioritario rispetto ad altri. Avendo lavorato e lavorando in ambito scolastico, lo sappiamo bene.
Oggi, oltre ad augurarci di raggiungere il pubblico scolastico, io, Rita, avrei desiderio di provare a raggiungere un altro pubblico “difficile”, ma proprio per questo intrigante e, forse, più vicino di quanto non si pensi: gli adulti.
Per loro non didattica, ma – si badi bene, lo diciamo in punta di piedi!- esperienza di lettura e riappropriazione del famoso “orecchio acerbo”.
Abbiamo fiducia…Vi faremo sapere!